La verità in greco antico è “aletheia”, parola che rimanda a “ciò che emerge dal nascondimento e dalla dimenticanza” (il fiume Lete), ciò che da sempre è li ma si sottrae per protezione e sacro rispetto.

Per Platone pensare nel senso di comprendere il vero è ricordare ciò che da sempre è ma attende di essere svelato e chiamato perchè nascosto sotto una coltre di illusioni o ombre. E il cammino iniziatico di conoscenza di sé e del reale è un viaggio di uscita da una caverna buia verso la luce, la verità, il sole accecante, l’essere, la vera vita.

Ma cos’è Maya, l’illusione?

Oggi potremmo dire che è l’insieme mutevole di tutti i pensieri già pensati da altri, di convinzioni consce e inconsce limitanti o fuorvianti, di giudizi e pregiudizi che condizionano la nostra personalità umana impedendole di accedere direttamente alla vera realtà, l’essere, ciò che “da sempre è ed e è impossibile che non sia”, anche se noi non lo riconosciamo, contattiamo, comprendiamo. Perché la verità è unica, eterna e stabile al di là delle forme cangianti che la rappresentano.

E l’illusione che deforma la verità dandole mille nomi diversi, rendendo complesso ciò che è semplice, nasce dalla nostra mente che io chiamo “piccola” o ordinaria, un calcolatore che rimugina, assembla informazioni, elabora secondo codici limitati e dunque interpreta l’esperienza in base a percezioni sensibili e mappe erronee perché mutevoli e soggettive. L’illusione che cela la verità appartiene alla personalità umana che è “uno, nessuno, cento mila”, direbbe Pirandello, ed è diversa dalla nostra essenza o vero Sé, eterno.

La personalità umana per il filosofo Kierkegaard indossa maschere, mente a se stessa e agli altri e si identifica con le forme pensiero e le percezioni illusorie a lei convenienti per sopravvivere e sentirsi sicura. La personalità aderisce ad una realtà comune, condivisa, intersoggettiva ma non oggettiva, cangiante ma rassicurante, per mantenere il controllo e sedare la paura del nulla o vuoto che la circonda.

Per Parmenide il nulla o non essere è l’insieme delle forme molteplici e mutevoli che appaiono alla personalità, chiamate anche “divenire”.

E nonostante Eraclito abbia illustrato che tutto cambia sempre, la personalità teme il divenire ossia la morte e si ancora alle forme illusorie, si immerge in una rete di giudizi, parole, fake news, momentanee verità che non ha senso né pensare né dire perché inesistenti, irreali, non vere.

Oggi più che mai siamo lontani da Aletheia perché siamo immersi in una rete di menzogne e vuote dichiarazioni. Nei dibattiti televisivi assistiamo a dichiarazioni mai mantenute, comportamenti incoerenti che si reggono su parole infondate e inconsistenti. Su Fb leggiamo aforismi millenari attribuiti a personaggi attuali che si arroccano il diritto di aver intuito per primi una verità già pensata dai filosofi che noi però non riconosciamo per noncuranza o ignoranza.

Oggi viviamo ancora immersi nelle ombre, direbbe il filosofo Giordano Bruno, e per contattare Aletheia dobbiamo metterci in cammino, umilmente, ed aprirci alla meraviglia, all’inaspettato, all’inaudito, all’inviolabile dentro e fuori di noi che solo il pensare logico (Logos) e l’intuizione pura (Noesis) possono disvelare attraverso l’amore per la verità.