La filosofia antica, presocratica, indagò la natura cercando l’archè o fondamento unico che collega ogni ente (natura terrena ed universo) nella convinzione che “tutto è Uno” ossia interconnesso, vivo, intelligente.

I filosofi naturalisti greci partirono dall’indagine razionale della natura intesa come una totalità vivente (ilozoismo) e sacra (panteismo) e compresero grazie al Logos (il pensare ultra sensibile) ciò che la scienza ha dimostrato superando il riduttivo meccanicismo cartesiano che vedeva la natura (e con essa il corpo fisico ) come una macchina priva di anima.

Il fisico tedesco W. K. Heisemberg nel Novecento affermò che “vi è un errore fondamentale nel separare le parti dal tutto perchè la realtà è costituita da unità e complementarietà”.

E questa dichiarazione convalidò ciò che, nel 400 a.C., scrisse il filosofo greco Anassagora: “Niente potrebbe consistere separato né venire a essere in sé ma come in origine e così anche ora tutte le (cose) sono insieme. In tutte molte (cose) si trovano (cose) uguali per quantità e qualità. Separatesi queste (cose) in siffatto modo, occorre riconoscere che tutte (le cose) non sono né di più (poiché non è possibile che siano più di tutte) ma tutte sempre uguali“

La fisica ha dimostrato che non solo tutto è energia eterna e indistruttibile ma è bio informazione ossia informazione presente nella materia. Filosoficamente diremmo che spirito intelligente e materia coincidono e la natura esterna (come il nostro Dna) è depositaria di codici, significati, messaggi che sta a noi riconoscere e tradurre.

Mi colpisce sempre, rileggendo i testi filosofici antichi, come la verità sia una – la stessa in ogni tempo e in ogni luogo – e ciò che oggi la scienza dimostra è stato intuito e scritto prima di Cristo in brevi frammenti folgoranti per la loro illuminate verità.

I filosofi naturalisti identificarono il fondamento di tutto nei 4 elementi (acqua, aria, terra, fuoco) e mostrarono il valore simbolico degli elementi che va ben oltre la loro funzione materiale.

Empedocle, in particolare, affermò che la natura si fosse originata dalla mescolanza di tutti e 4 gli elementi e che due forze contrapposte – ma entrambe necessarie – consentono la vita sulla terra: l’Amore (inteso come forza unificante ed ordinatrice) e l’Odio (inteso come forza separativa e disgregante). La vita nasce dunque dalla giusta distanza tra gli esseri e dunque dalla compresenza di amore e separazione. E la connessione, aggiungerei io, esiste a prescindere dall’apparente separazione o dimenticanza.

E’ interessante che il filosofo naturalista Anassimandro pose come archè o principio di tutto l’Apeiron o Infinito spiegando che la più grande ingiustizia avvenuta sulla terra consiste nella continua separazione o delimitazione dell’Infinito in coppie di opposti, a cui seguì poi una seconda ingiustizia: la lotta ed il predominio statico di un polo sull’altro.

Per il filosofo il senso della vita umana consapevole consiste nel “ritorno a casa” ossia nel conseguimento della coscienza di unità che supera il dualismo della mente ordinaria e comprende che tutto è interconnesso ed infinito, noi per primi. L’uomo consapevole non ha limiti, se non quelli che si auto impone. E nella natura tutto è connesso infinitamente e per questo è infinitamente potente. Nulla muore mai. Tutto si trasforma.

Come per la fisica quantistica, anche per Anassimandro il limite non esiste, né quantitativamente né qualitativamente, e la materia è spazialmente divisibile all’infinito e qualitativamente indeterminata all’origine.

Mi colpice poi come per un altro importante filosofo naturalista, Eraclito, la realtà sia un fiume che scorre (“panta rei”) mentre per Democrito, altro naturalista, questo flusso indivisibile (espresso dall’aggettivo a- temno, da cui atomo) che costituisce la vera realtà è  eterno, interconnesso ed incorruttibile.

Anche la fisica oggi afferma che la realtà è energia costituita di sub particelle ed una sinfonia armonica di onde che emettono suono (fononi) che vibrano a ritmi diversi. Tutto diviene in tempi diversi, non esiste un unico tempo, e  la vera realtà -potenziale (la Potenza di cui parla Aristotele) si manifesta continuamente precipitando nella materia densa da dimensioni più sottili invisibili con i sensi.

E se guardiamo le immagini delle galassie scopriamo che sono connesse da fili invisibili, gli stessi enunciati nel 1500 da Giordano Bruno.

Andando oltre il visibile possiamo oggi riconoscere ciò che sostenne un altro filosofo naturalista, Anassagora, quando affermò che la natura è composta di semi (spermata) o elementi inesauribili ed immutabili infinitamente divisibili in parti sempre identiche per qualità (omeomerie) e presenti in ogni cosa.

La visione olistica o olografica della realtà per cui “tutto è in tutto”, ciò che è fuori è dentro, ciò che è in alto è in basso, ciò che è nel piccolo è contemporaneamente anche nel grande e “l’osservatore influenza l’osservazione”, fu dunque primariamente intuita da Anassagora che mostrò come tutto è collegato in modo ordinato perché una divina Intelligenza portò l’ordine nella mescolanza disordinata originaria (il caos primordiale): vi è un senso nell’apparente disgregato non senso e l’informazione o codice è sempre presente rivelando la bellezza o armonia nella diversità.

Anche la fisica quantistica mostra come tutto sia interconnesso nella bellezza, a livelli e ritmi diversi, e l’universo, come l’essere umano, è un’armonia multi dimensionale che possiamo cogliere se andiamo oltre la mente ordinaria e torniamo alla contemplazione filosofica del mistero di cui parla Aristotele, alla meraviglia che svela l’essere per ciò che è.

Oggi la scienza finalmente dimostra le verità anticamente intuite dai filosofi e spiega in cosa consiste l’azione spettrale a distanza (entanglement quantistico) o non località che permette alle particelle e a noi di comunicare oltre spazio e tempo lienari.

Ma ciò che più mi colpisce di questo fenomeno è che le due particelle che simultaneamente modificano a distanza il loro comportamento (connettendosi ed influenzandosi) possono aver interagito anche solo una volta: ciò significa che la connessione è potente ed è ovunque  sincronicamente e noi serbiamo memoria di ogni più piccola relazione vissuta  nelle nostre innumerevoli esistenze.

Sul piano delle relazioni umane questo significa che, se la connessione permane oltre tempo e spazio, gli “altri siamo noi “ed ognuno è uno specchio più o meno parziale che riflette parti di una totalità infinita o mosaico che possiamo sempre ricomporre, se lo scegliamo… perchè siamo responsabili di ciò che creiamo.

La connessione tra noi e gli elementi naturali che tutti respiriamo potentemente camminando in un bosco ed entrando in contatto con gli esseri della terra è ciò che permea tutto l’universo e alimenta le nostre relazioni presenti o passate, che ne siamo consapevoli o meno.

Siamo sempre connessi a chi ci ha preceduti, gli antenati (da cui il valore della psico genealogia) e allo spirito dell’umanità … a coloro che abbiamo incontrato in questa o in altre esistenze e che incontreremo e vengono dal futuro…  e l’evoluzione di coscienza di ognuno di noi, in ogni tempo ed in ogni luogo, sostiene quella degli altri esseri alimentando una forza cosmica di connessione eterna, sia spirituale che materiale, che io chiamo Amore.

Aristotele affermò che siamo animali sociali e Locke sostenne che non siamo aggressivi per natura ma solidali e desiderosi di relazione. Socrate insegnò che nessuno fa il male consapevolmente e che la felicità risiede nel rispetto di se stessi e degli altri (le leggi condivise per cui lui accetto di morire serenamente).

La connessione come fenomeno prima di tutto naturale (presente tra le particelle e gli elementi) può divenire massima nell’uomo consapevole che “sceglie” di riconoscerla, sperimentarla lucidamente e alimentarla andando oltre le paure, il senso di separazione, scarsità e penuria dell’ego o personalità.

Se tutto è un flusso di energia potente e vibrante, e l’antimateria governa la materia, alimentandola, nell’universo vige l’abbondanza e noi possiamo godere di tanta bellezza portando luce, consapevolezza, relazione, riconnessione là dove non c’è: tra le nostri parti frammentate (o sub personalità), tra noi e gli apparenti nemici esterni, tra noi e tutti gli esseri e gli elementi che ci compongono.

La domanda filosofica dunque è solo questa:

Cosa scegliamo di vivere ossia percepire, riconoscere, onorare, manifestare, creare, nutrire? Siamo pronti a vivere secondo coscienza di unità? A riconnetterci alla nostra vera essenza? A vivere le relazioni nella consapevolezza della mente alta connessa al cuore? Vogliamo davvero uscire definitivamente dall’illusione di solitudine e separazione da tutti condivisa?”

La connessione con il tutto (con chi ci ha amato e con chi ci ha ferito, con chi è ancora presente nella nostra vita o è scomparso) esiste a prescindere da noi e la verità dell’essere è indipendente dal nostro pensarla.

L’essere è ed è impossibile che non sia”, scrisse Parmenide.

E la verità dell’essere è eterna ed incorruttibile: non può essere minacciata, solo temporaneamente velata o occultata.

Noi possiamo negare la connessione, isolarci, separarci ma la connessione permane.

Possiamo allontanarci dal potere degli elementi ma ci chiameranno costantemente.

Perché tutto è uno. E il negato o irrisolto torna sempre, con altri volti e circostanze.

Possiamo restare intrappolati nella caverna delle nostre ombre illusorie, alimentando con l’ego proiezioni apparentemente rassicuranti, pensarci chiusi e protetti dentro le muraglie che ci siamo costruiti ma la verità permane e ci chiama …. per renderci liberi.

E fortunatamente abbiamo sempre il potere di cambiare prospettiva, aprire la mente e il cuore, così da vivere il nostro potere creativo di connessione.

Buon viaggio allora … e buona scelta ….